Brunetto e il Nibbio
La più bella foto che ritrae Brunetto Rossetti lo vede curvo sotto il peso di un sacco di vele, camminare verso il suo Nibbio, con in testa un cappello che è una via di mezzo tra il copricapo da pittore e da marinaio. E non si tratta di un caso, perché in realtà si tratta proprio delle due principali attività di Brunetto, classe 1920, oltre al costante impegno, anno dopo anno, profuso per vincere la Barcolana nella categoria Passere.
Brunetto Rossetti era come la sua barca: quando lo cercavi, alla Triestina della Vela, la sua società, o in mezzo al mare, in Barcolana, lui c'era sempre. Quando non navigava nei quattro angoli del Golfo (lui non ama le lunghe crociere), era a terra, ma sempre a stretto contatto con il mare, a dipingere il fondo di una qualche barca.
Brunetto e il Nibbio sono praticamente coetanei: il Nibbio, infatti, è stato costruito nel 1921, ed è passato più volte di mano, prima di arrivare all'ormeggio di Rossetti, diventando la barca più nota del Golfo, il simbolo dell'amore di un armatore per il suo scafo.
Tanto amore non deriva però dalla passione sfrenata per le regate. Il signor Nibbio, infatti, partecipa stabilmente alla Barcolana e alla regata sociale della Triestina della Vela, ma per il resto è come il suo armatore: amante dei refoli sperduti in Golfo, capace di uscire per il puro gusto di andare a vela. Perché Brunetto le regate le disputa, ma non con il fanatismo di chi deve vincere e basta: certo, tutti quei successi in Barcolana, le vecchie sfide con altri legni - non sopravvissuti alla necessità di armatori di lasciarle andare in porti altrui - sono custodite in vecchie scatole, trasformate in articoli di giornale ormai ingialliti, ma fedeli testimoni dell'impegno di una vita.
La Barcolana, per Rossetti, è un evento da preparare con cura: l'equipaggio, ormai consolidato, negli anni Settanta contava su velisti olimpionici, come Roberto Sponza, che passava le Barcolane - fino a quando il regolamento lo ha permesso - appeso al trapezio su una barca d'epoca, una delle poche concessioni che Brunetto ha fatto alla modernità. Oggi, al timone del Nibbio arriva per la Barcolana un direttore d'orchestra, il triestino Romolo Gessi, che per un giorno si dedica alla sola musica del mare.
Tutto, a bordo, si fa nel segno della tradizione, a partire dalle zavorre scaricate prima di partire, fatta salva qualche bottiglia d'acqua. Niente strumenti: il vento si cerca con la punta della sigaretta, le raffiche di bora si leggono con gli occhi dell'esperienza, anche se probabilmente il Nibbio la "strada" della Barcolana, ormai, la conosce da solo.