Dalla Coppa America alla Barcolana
Il 20 marzo del 2008 è un giorno di cui lungo le banchine della Società velica di Barcola e Grignano si è parlato a lungo. Il 20 marzo, sul far della sera, mentre gli uffici della Svbg si stanno svuotando, poiché non è ancora estate e non è una giornata di particolare vento da giustificare permanenze post pomeridiane, suona il telefono.
Per effetto del "risponde il primo che passa", esercizio stilistico piuttosto comune nelle società dilettantistiche sul far della sera, quando le segretarie hanno lasciato il posto di comando, la telefonata viene dirottata al cellulare di chi si occupa della comunicazione, che per minuti e minuti attenderà di capire se sia preda di uno scherzo telefonico, o meno.
La telefonata arriva dall'altra parte del mondo, dal Sud Africa, per l'esattezza. Da dove una solerte organizzatrice di eventi si informa se una barca che ha appena finito di partecipare alla Coppa America possa, o meno, partecipare alla Barcolana. Inizia così l'avventura di Shosholoza a Trieste, assieme al suo equipaggio ufficiale - una combinazione esplosiva di sudafricani e italiani - capitanato dal velista Paolo Cian, che al comandante Sarno, l'armatore dello scafo, italiano di Nocera Inferiore ma trapiantato in Sud Africa da dove governa una compagnia di crociere, durante le lunghe attese di Valencia per le regate di Coppa America ha parlato della Barcolana.
Risultato, dopo l'imbarco su qualche cargo per arrivare dalla Spagna all'Italia, dopo qualche ora di traino e il posizionamento di un po' di draglie di sicurezza, Shosholoza e il suo equipaggio "black and white", come ama definirsi, ormeggia lungo il molo Audace, portando una ventata di grande novità in Barcolana. Pur lenta rispetto ad Alfa Romeo, Shosholoza e il suo Cian compie il miracolo: in una edizione di bonaccia chiude al terzo posto assoluto, conquistando il cuore dei triestini, che pur parteggiando per Luna Rossa in Coppa America, in Barcolana fanno un'eccezione.