L'appuntamento fisso della famiglia Rizzi
Il suo obiettivo, da ragazzo, era quello di partecipare alla Barcolana. A sedici anni o poco più, riesce a convincere il padre a farlo entrare nell'equipaggio che, ogni anno, in occasione della regata, lascia San Giorgio di Nogaro per raggiungere Trieste. D'altra parte, non poteva essere diversamente: Stefano Rizzi inizia ad andare in barca a vela a quattro anni, quando ottiene dal padre un Optimist di legno, costruito in garage.
Essere protagonista alla Barcolana è stato il primo "obiettivo nautico" di Stefano Rizzi: poi, già che c'era, il velista oceanico prosegue la carriera, vince una Admiral's cup, svariate 500x2 e Rimini-Corfù-Rimini, partecipa alla Coppa America su Luna Rossa, a tre giri del mondo, due con scalo, a bordo di Brooksfield e di Amer Sport One, uno senza sosta, con Club Med, scafo vincitore della pazza "The race", la regata del millennio, sfrecciando a trenta nodi attorno agli iceberg. Poi, si dedica alla Coppa America, a Esimit Europa 2, e al suo ritorno alle origini, sul piccolissimo e acrobatico Moth, con il quale vola sui foil e vince il titolo italiano nel 2014.
Puntuale, ad ottobre - quando non naviga in acque ghiacciate - Stefano Rizzi ha sempre mollato tutto per arrivare in Barcolana, spesso con l'obiettivo di vincerla. Come nel 1997, a trent'anni, quando per tentare il colpaccio porta a Trieste Brooksfield, lo scafo che lo ha visto protagonista nella Withbread del 1994, quella in cui, assieme a Stefano Spagnaro e Mauro Pelaschier, rischia l'affondamento, a causa di una falla prontamente tappata in maniera artigianale, con un grande secchio a fare da tappo, in attesa dei soccorsi. Brooksfield, ormai in pensione dalle regate oceaniche, inizia la sua "seconda vita", quella legata strettamente alla Barcolana.
Nel 1997, lo scafo, all'inizio della sua metamorfosi barcolana, si chiama Nafta Watch. Stefano Rizzi, ormai avezzo ai grandi timoni a ruota, ai grandi orizzonti, imbarca numerosi velisti esperti, compreso il fratello Alberto, e riesce ad intimorire Gaia Legend, senza però superarla al traguardo.
Poco male. La vittoria in Barcolana non arriverà, ma ogni volta che sale in barca per partecipare alla regata, Rizzi ricorda i suoi esordi velici, il suo essere bambino a San Giorgio di Nogaro, escluso dal poter partecipare, con gli adulti, alla regata, che all'epoca gli appare, restando a terra, l'evento più importante del mondo, così distante, a Trieste.
Rizzi crescendo cambia orizzonti, ma la passione per la regata triestina resta intatta. La vittoria della Barcolana non è per lui un'ossessione, ma l'appuntamento è imperdibile, anche se questo vuol dire scendere al volo da qualche scafo oceanico, o interrompere per qualche giorno la preparazione ferrea imposta dai team dei professionisti. Si trasforma, Stefano, quando arriva in Barcolana, e non può fare due passi senza essere riconosciuto dal popolo della vela, che lo avvicina con strette di mano e immancabili pacche sulle spalle. Lui sorride, si immerge nei due giorni di festa, e finita la parentesi di Barcolana, tagliato il suo traguardo, punta già la prua lontano, verso la prossima avventura, prima di ritornare, l'anno seguente, al suo appuntamento con Trieste.